sabato 1 agosto 2009

Da Rocca Calascio al Monte Camicia


Dopo aver attraversato Campo Imperatore siamo giunti a Rocca Calascio in serata, appena in tempo per salire fino al castello e godere delle luci del tramonto.
Rocca Calascio è situata a 1500 metri di altitudine e vanta il primato di essere il castello a quota più alta e maggiormente conservato d’Italia. E’ un luogo fiabesco, sembra sospeso tra la terra e il cielo e si erge imponente a guardia della valle del Tirino.
La serata si è conclusa con una romantica cena nel ristorantino dell’Ostello della Rocca, consiglio a tutti di trascorrere almeno un paio di giorni in questo luogo incantevole.




Il mattino dopo partenza per il Monte Camicia.
Il Monte Camicia fa parte della catena del Gran Sasso d’Italia e andando verso sud – est è l’ultima grande elevazione che raggiunge la quota di m 2564. Questa montagna ha un aspetto dolce nel versante verso Campo Imperatore con prati, pascoli, l’incisione del Vallone di Vradda e il cocuzzolo roccioso della cima. Nel versante teramano il Camicia mostra il suo lato spettacolare: la parete nord, rocciosa e a tratti verticale, sovrasta le colline sottostanti con un salto di oltre 1200 m tanto da aver meritato il soprannome di Eiger dell’Appennino.
Arrivati a Fonte Vetica (punto di partenza per la salita) abbiamo preso il sentiero che dopo aver attraversato il bosco, con ripide salite raggiunge la sella di Fonte Fredda, e da qui al Monte Tremoggia. Da questa cresta erbosa il panorama è splendido; lo sguardo volge verso la maiella, Sirente e Velino, l’altopiano di Campo Imperatore gran parte delle colline teramane fino al blu del mare. Bellissimo il colpo d’occhio sul Monte Camicia, la parte alta del Vallone di Vradda e la cresta della parete nord dove spicca il dente del Lupo sulla destra.
Dal tremoggia abbiamo proseguito seguendo il sentiero sempre ben visibile che costeggia la cresta della parete nord e arrivati alla testata del Vallone di Vradda, su una selletta brecciosa, per breve e ripida salita siamo giunti in cima dove è posta una croce. Una breve sosta e poi via in discesa lungo il Vallone di Vradda per tornare a Fonte Vetica da dove eravamo partiti.


Io, Tamara, Paola, Antonella e Laura abbiamo impiegato 3h per salire e 2h per la discesa. E’ stato faticoso ma alla fine la soddisfazione si leggeva negli occhi di tutti.
Per concludere degnamente la giornata ci siamo fermati in un chiosco vicino Fonte Vetica per gustare arrosticini, formaggio e vino. Poi via verso casa pensando ad un’altra escursione, ad una nuova avventura.

lunedì 27 luglio 2009

Lago di Pilato - Monti Sibillini


Giornata splendida dopo la variabilità delle settimane precedenti. Partiti in 8 con l’obiettivo di una lunga ma bellissima escursione al Lago di Pilato, unico lago di origine naturale di tutta la regione Marche; situato in una conca glaciale fra la Cima del M. Vettore e la Cima del Redentore ha origine dallo scioglimento di neve e ghiaccio che si formano nella stagione invernale. Nelle acque del lago vive un gamberetto molto piccolo, ben visibile anche a riva, chiamato Chirocefalo del Marchesoni. Si tratta di una specie endemica ( non vive in nessun altra parte del pianeta) che d’inverno depone le uova tra i sassi, vicino alla riva. Essendo una specie unica al mondo va tutelata cercando di evitare comportamenti di qualsiasi tipo che possano alterare il particolarissimo ecosistema della valle. Il lago è conosciuto e spesso definito “il lago con gli occhiali” (come vedete dalle foto) per la particolare forma che assumono i suoi invasi nei periodi di maggiore presenza di acqua.

Superato il paese di Castelluccio che domina dall’alto la spettacolare fioritura della grande pianura sottostante siamo giunti a Forca di Presta punto di partenza dell’escursione.
Abbiamo iniziato a salire per il sentiero ormai ben marcato per l’alto afflusso di presenze e superato il Vettoretto (dove abbiamo fatto una piccola sosta) siamo giunti al rifugio Zilioli (dopo 1h 35min.) ben visibile anche dal punto di partenza. Nei pressi del rifugio abbiamo consumato il pranzo. Il calore del sole era fortunatamente mitigato da una fresca brezza. Giornata favolosa. Dopo il meritato riposo siamo scesi per prati senza sentiero obbligato, lasciandoci il rifugio alle spalle. Dopo circa una mezz’ora di discesa ecco comparire sotto di noi il lago. Visione spettacolare. Nella classica forma a occhiale con le acque di un colore blu intenso. Bellissimo. Per un sentiero obbligato che taglia il ghiaione siamo giunti sulle sue sponde. Abbiamo scattato una quantità assurda di foto.

Una volta tornati in noi abbiamo intrapreso il percorso di ritorno che ci ha portato prima a Forca Viola e poi a Capanna Ghezzi e infine a Castelluccio. Una traversata meravigliosa completata dai colori della fioritura del pian grande.



I compagni di viaggio: Carolina, Paola, Eufemia, Alfredo, Gianni, Francesca e Tamara.
Ciao ragazzi e alla prossima.

Ascolto...